Secondo uno studio pubblicato recentemente sulla rivista scientifica Clinical Peridontology, la parodontite potrebbe essere uno dei fattori di rischio non solo dell’invecchiamento cognitivo precoce, ma anche dello sviluppo di demenza.
La ricerca è stata condotta presso il National Defence Medical Center di Taipei a Taiwan ed ha preso in esame anche i dati già presenti nel database statunitense National Health and Nutrition Examination Survey.
Cos’è la parodontite?
La parodontite – nota anche con il nome di malattia parodontale – è una patologia del cavo orale che colpisce il parodonto. Per parodonto si intende l’insieme delle strutture e dei tessuti che sostengono i denti, nello specifico dunque le gengive, il legamento parodontale e l’osso alveolare.
Quando il parodonto viene attaccato da un’infezione batterica, si innesca la parodontite. La causa ultima di una parodontite trascurata può essere la caduta dei denti.
Ecco i dettagli dello studio pubblicato su Clinical Peridontology
La ricerca ha visto coinvolti 4663 pazienti che sono stati sottoposti sia a visite dentistiche che a test valutativi delle capacità cognitive.
I ricercatori hanno definito 4 gruppi di lavoro sulla base della gravità di una parodontite in atto o, al contrario, della sua totale assenza.
I risultati dello studio sul legame tra parodontite e capacità cognitive
Le rilevazioni effettuate dai ricercatori hanno consentito di portare alla luce una connessione tra parodontite da lieve a grave e riduzione delle capacità cognitive. Connessione che invece non è emersa affatto nel caso dei soggetti non affetti da parodontite.
Perché questo studio si può ritenere di particolare interesse?
Lo studio pubblicato su Clinical Peridontology è particolarmente interessante dal punto di vista scientifico perché ha visto il coinvolgimento di pazienti ancora giovani.
In pazienti ancora giovani l’eventuale perdita di funzioni cognitive ed il manifestarsi dei primi sintomi di demenza non sono da considerarsi affatto legati all’avanzare dell’età.
Viene dunque naturale andare alla ricerca di altri fattori predisponenti, come per esempio la salute gengivale di questi pazienti.
Fonte. Ansa.it
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