Fino a quindici anni fa erano spesso la causa dei complessi adolescenziali. Oggi sono quasi un vezzo. Gli apparecchi per i denti – soprattutto quelli fissi – non sono più quelli di una volta. Al tradizionale acciaio, si sono aggiunti diversi materiali colorati o invisibili: ceramica, policarbonato, fibra, vetro, mascherine in resina. Un passaggio che, oltre a facilitare la vita dei più giovani, ha aperto l’ortodonzia anche all’età adulta, se oggi una persona su tre nella fascia tra i trenta e i quarant’anni accetta di raddrizzare il sorriso. Meglio tardi che mai.
La prevenzione inizia dai primi anni di vita
Oggi quindi portare l’apparecchio non è più una «condanna» sul piano sociale. Ce ne sono di diversi. Quelli mobili vengono applicati, quando necessari, ai bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, per almeno dodici ore al giorno. In questa fase della vita in cui le ossa sono in crescita, l’apparecchio può essere utilizzato quando i denti da latte non sono ancora tutti caduti. Al trattamento – della durata di norma compresa tra due e cinque anni – segue quasi sempre l’applicazione di un supporto fisso, per garantire il corretto allineamento dei denti.
Le malocclusioni vanno intercettate prima che generino danni estetici e funzionali. Un bambino andrebbe controllato con regolarità molto prima del compimento dei sei anni. In questo periodo si svolge un’attività di prevenzione primaria mirata a intercettare le problematiche ortodontiche. Il rispetto di una dieta equilibrata e di una corretta igiene orale sono le due raccomandazioni che i dentisti diffondono ai genitori, al fine di ridurre l’incidenza delle malattie dei denti e, più in generale, del cavo orale.
Apparecchi più “tollerabili”
I moderni apparecchi fissi possono essere applicati sulla superficie esterna dei denti, ma anche all’interno. I dispositivi «linguali» sono sinonimo di invisibilità e non compromettono né lo smalto della faccia anteriore dei denti né la corretta dizione. Detto ciò, la loro gestione è più complessa, anche sul piano igienico. Motivo per cui ci sarà chi non s’è mai sentito prospettare una simile scelta dal proprio ortodonzista. L’ultima opportunità, tra gli apparecchi fissi, è data dalle mascherine in resina trasparente che, con un’applicazione quotidiana di almeno 22 ore (va tolta solo per l’igiene orale e per mangiare), garantiscono un graduale spostamento dei denti. Gli specialisti sono abbastanza concordi sulla loro efficacia, a patto però di rispettare il periodo di applicazione.
Quando serve l’apparecchio “precoce”?
In realtà l’apparecchio può essere utile anche prima del compimento dei sei anni. In questo caso, non si interviene per correggere lo sviluppo del massiccio facciale, intervento che, anche in presenza dei denti da latte, è consigliato quando la mandibola sporge in avanti rispetto all’osso mascellare. Questa condizione è nota con il nome di prognatismo mascellare e, trattata per tempo, garantisce una correzione più veloce e agevole rispetto a quella che si avrebbe in età adolescenziale. I vantaggi di una simile terapia sono rappresentati dalla possibilità di salvaguardare i denti permanenti. Ma per intervenire in maniera precoce è fondamentale avere dei molari decidui sani. L’obiettivo è di riuscire a intercettare sempre più precocemente le problematiche di una scorretta crescita di cranio-facciale per normalizzare il modello di accrescimento del viso nei tempi più rapidi e meno invasivi possibili.
Tutte le conseguenze di un sorriso imperfetto
La malocclusione dentale è un problema molto diffuso nella popolazione: riguarda il 97% degli italiani. Di questa quota, però, soltanto una minima parte (il 2 %) viene trattata entro la maggiore età. Questione di costi, che oggi hanno portato molte persone a rinunciare alle cure odontoiatriche, ma pure di scarsa consapevolezza delle conseguenze. Una dentatura disallineata all’inizio rappresenta un problema soltanto estetico, ma nel corso del tempo può essere la causa di una ridotta crescita dell’osso mascellare, della rottura degli incisivi (se sporgenti, nei bambini in caso di caduta), di una disarmonia dello sviluppo del volto e di una più difficile igiene orale: da cui, eventualmente, un rischio maggiore di andare incontro a carie, ascessi e parodontiti.
Fonte: lastampa.it