Cos’è la mucosite orale, una complicanza comune nei pazienti immunodepressi?
La mucosite orale è l’infiammazione a carico della superficie interna della bocca, in quello strato di parete che prende appunto il nome di mucosa.
Nei pazienti che hanno un’immunodepressione, ovvero una riduzione delle difese immunitarie, questa condizione è molto frequente, delinenandosi come una temibile complicanza che non solo comporta una serie di sintomi per il soggetto, ma può gravare anche sull’andamento generale della patologia di base.
Si ritiene che tale situazione occorra in più dell’80% di coloro che si sottopongono ad un trapianto di cellule staminali, così come nel 30-40% dei pazienti sui quali si esegue una chemioterapia.
Altre condizioni di immunodeficienza, come l’AIDS o l’età molto avanzata, possono correlare con la comparsa di mucosite.
Fattori di rischio
Alcuni fattori sembrano predisporre il paziente a sviluppare la mucosite orale:
- età, sesso ed etnia
- diminuzione dei neutrofili, ovvero uno specifico gruppo di cellule del sistema immunitario che entra in gioco fin da subito nella difesa dell’organismo
- scarsa igiene orale
- presenza di altre patologie del cavo orale.
Sintomi della mucosite orale nei pazienti immunodepressi
La mucosite è in sostanza dovuta ad un assottigliamento dello strato più superficiale della parete interna della bocca.
Le sedi maggiormente colpite sono:
- il pavimento del cavo orale
- la mucosa che riveste internamente le guance
- le labbra
- la lingua.
Di solito all’esordio questa condizione si presenta con un intenso arrossamento delle zone coinvolte, seguito poi da sensazioni di bruciore.
A questo può inoltre aggiungersi il dolore, a volte talmente forte da impedire al paziente di mangiare, parlare o anche solo deglutire.
In certi casi poi si possono venire a formare anche delle ulcere, cioè delle vere e proprie perforazioni della mucosa, più o meno profonde.
Va da sè che questa perdita dell’integrità di parete costituisce una porta di accesso per microbi che colonizzeranno facilmente il cavo orale.
L’esempio più tipico nei pazienti immunodepressi è quello di un fungo, la Candida, che provoca un’infezione anche grave definita candidosi oro-faringea.
Da sottolineare, inoltre, che in un soggetto avente il sistema immunitario meno attivo, l’infezione può facilmente estendersi anche ad altre sedi diverse da quella orale, con conseguenze molto negative sul decorso della malattia.
Esistono anche delle precise classificazioni che basandosi sulla gravità dei sintomi e segni presentati dal paziente, consentono di inserirlo all’interno di determinate categorie.
Prevenzione della mucosite orale nei pazienti immunodepressi
Alcune misure possono essere utili a limitare il rischio di questa condizione o a diminuirne la gravità.
Il paziente deve essere innanzitutto educato alla buona igiene orale, poiché questa diminuisce drasticamente il tasso di infezioni.
Se sono stati programmati un trapianto o una chemioterapia, è utile in genere fare prima una visita da un odontoiatra che riporti la bocca al suo stato di salute ottimale, rimuovendo anche eventuali focolai infettivi.
A tale scopo può anche essere consigliata l’assunzione di farmaci antibatterici, antivirali e antifungini.
Sempre con l’obiettivo di proteggere la mucosa durante l’immunosoppressione indotta dai trattamenti, possono anche essere somministrati particolari medicinali con la funzione di stimolare la replicazione delle cellule della parete interna della bocca, così da formare una barriera più efficace contro le infezioni e gli agenti irritanti.
Trattamento della mucosite orale
Qualora, nonostante le misure preventive, si realizzasse comunque una mucosite, esistono delle modalità di intervento che hanno lo scopo di ridurre i sintomi, evitare le complicanze e favorire la guarigione.
Di solito si richiede per prima cosa un’intensificazione delle pratiche di igiene orale.
A fianco di questa si aggiungono anche farmaci protettori specifici e, per ridurre la sintomatologia, medicinali antidolorifici.
Nei casi estremamente gravi, quando il dolore è talmente forte da non permettere al paziente di mangiare, si può ricorrere alla nutrizione parenterale, in cui i nutrienti vengono dati direttamente per via venosa tramite una flebo, abbinandola ad analgesici oppioidi potenti.
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