È stato recentemente scoperto un attore fondamentale della malattia delle gengive, la parodontite. Una cellula immunitaria chiamata ‘linfocita T Helper 17’, attivata da batteri patogeni presenti nel cavo orale, induce l’infiammazione gengivale e, con il tempo, la perdita di attacco dentale e di osso. Lo rivela un lavoro pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine e condotto da diversi centri centri di ricerca statunitensi.
La parodontite è ormai molto diffusa
La parodontite è ormai molto diffusa, colpisce fino a una persona su due dopo i 30-40 anni e fino al 70% degli over-65. La malattia è caratterizzata da una diffusa infiammazione delle gengive, che via via retrocedono lasciando scoperto il dente ed esponendolo all’assalto dei germi e al rischio di perdere sostegno e attacco. Se non curata, la parodontite può portare alla perdita del dente e della porzione di osso sottostante. La cura prevede attualmente un’accurata pulizia dentale, con contemporanea eliminazione dei batteri patogeni tramite terapia antibiotica, e richiami di igiene periodici dal dentista.
Nelle difese immunitarie una causa della malattia delle gengive
I germi presenti in bocca stimolano l’infiammazione dei tessuti gengivali. Rimuovere i batteri con l’igiene quotidiana e controlli dentistici aiuta a tenere a bada l’infiammazione. Questi trattamenti, però, non agiscono in maniera permanente, suggerendoci che vi sono altri fattori in gioco a scatenare la malattia. I risultati dello studio suggeriscono che sono i linfociti T helper 17 (già implicati in altre malattie come colite e psoriasi) sono alla base di questo processo. Queste cellule forniscono quindi un legame tra i batteri del cavo orale e l’infiammazione gengivale.
I linfociti attivati dai germi della parodontite
Lo studio si è basato su vari esperimenti sia in laboratorio, sia su pazienti. Si è visto che disattivando i linfociti T helper 17, l’infiammazione si riduce anche in presenza dei batteri della parodontite. Questo è un segno che i batteri da soli non bastano a causare la malattia. Viceversa, eliminando i germi patogeni nel cavo orale, i linfociti T helper 17 nella bocca non si moltiplicano, restano ‘sopiti’. Infine, nell’analisi di 35 pazienti, privi di linfociti T helper 17 per cause ereditarie, si è visto che senza queste cellule si è protetti dalla parodontite e, se la malattia dovesse manifestarsi, lo farebbe in modo più lieve.
Verso nuove cure mirate per la parodontite?
La scoperta potrebbe portare a nuove cure mirate per la parodontite. Anche la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIDP) afferma che vi sono indubbie potenzialità di ricadute terapeutiche, ma la strada è ovviamente ancora lunga.
Fonte: ansa.it